Udine, la piciule patrie con le sue piazze in stile veneziano e con le sue osterie.
Ma non si pensi all’osteria solo ed esclusivamente come ad un luogo in cui bere; vi è infatti un’Hosteria (con l’acca maiuscola!) proprio dietro il Duomo di Udine, dove si può bere un ottimo bicchiere di vino, accompagnandolo ai piatti del territorio e della tradizione, quei piatti pieni di storie e di vicende.
Si chiama Hostaria alla Tavernetta e da qualche decennio è gestita dalla stessa famiglia (anche se per loro il tempo sembra non passare mai!). La loro cucina è quella tipica friulana, talvolta rivisitata in chiave moderna, ma sempre con il rispetto che è dovuto alla cultura enogastronomica locale.
Ci sono stata di recente, per una cena dedicata all’autunno o meglio: alle tradizioni che l’autunno porta in tavola. A San Martino ad esempio, quindi verso la metà del mese di novembre, si mangia l’oca. Narra la leggenda che San Martino, benché eletto Vescovo di Tours, fosse restìo a rivestire l’importante carica e per questo motivo si sarebbe nascosto in una stalla da dove… furono proprio le oche a stanarlo!
Peraltro, sempre al Santo di Tours, cui è dedicato il giorno 11 di novembre è anche legato l’inizio e la fine dell’annualità agraria. E da ciò nasce anche il modo di dire “fare San Martino” con riferimento al trasloco, perché i mezzadri con la fine dell’anno agrario solitamente traslocavano.
Vabbè, ma… e l’oca?! Tutto ciò per dire che l’oca a l’Hostaria alla Tavernetta, la preparano proprio bene! Preparano una coscia d’oca confit, morbidissima e burrosa, con le patate, le pere e la mostarda di pere. Da provare!
Come entrèe, in questa cena dedicata all’autunno, sono stati serviti dei fagioli di San Quirino in umido con pancia di maiale cotta sottovuoto, emulsione di cren, cipolla di Cavasso in agrodolce e bignè di polenta.
Subito dopo è arrivato un grande classico friulano: il “lidric cul poc”, cioè il radicchio con il picciolo, servito con uova di quaglia e cicciole di pancetta di D’Osvaldo condite con aceto di vino Sirk.
Anche il primo piatto è stato un tributo alla friulanità: i cjalçons alla carnica. Dei deliziosi ravioli di pasta di patate alle erbe di Salino, con ripieno di diverse varianti più o meno dolci, conditi con ricotta affumicata e cannella.
Quindi è stata servita l’oca e, dulcis in fundo, lo strudel di mele. La sfoglia di antichi grani friulani, racchiudeva la composta di mele ed a fianco un gelato al ratafià di mosto di Ribolla Gialla Collavini a contrastare la croccantezza della sfoglia.
Sono stati serviti grandi vini friulani: Ribolla gialla, Friulano, Merlot ed un Ramandolo.
Il mio consiglio quindi, per una cena ad alto tasso di friulanità proprio sotto il Duomo di Udine è senz’altro l’ Hostaria alla Tavernetta, dove le ricette tradizionali vengono esaltate da un sapiente utilizzo dei prodotti del territorio.
Peraltro ciò ha valso proprio in occasione della cena d’autunno, la consegna di un importante riconoscimento all’Hostaria alla Tavernetta da parte dell’Accademia Italiana della Cucina, che ha inserito nella “Guida alle buone tavole della tradizione” questo delizioso ristorante.
Questo il loro sito: Hostaria alla Tavernetta
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